Disturbi alimentari: come riconoscerli?

Di: Marta Ferrari 11/07/2021 nessun commento

Disturbi alimentari: come riconoscerli?

E’ iniziato tutto per noia. Non avevo nulla da fare, avevo qualche chiletto in più e ho pensato di approfittare di tutto quel tempo per rimettermi in forma. Poi la situazione mi è sfuggita di mano…e adesso penso solo a cosa non dovrei mangiare, alle calorie del mio pranzo, a quante ore dovrei allenarmi. È diventata un’ossessione”

Disturbi alimentari e pandemia da Covid-19

Negli ultimi mesi sono moltissime le testimonianze simili a questa.

Le prime ricerche sugli effetti psicologici della pandemia da Covid-19 ci aiutano a comprendere come la situazione di emergenza globale abbia impattato pesantemente su moltissimi aspetti della nostra vita.

Nel caso specifico dei disturbi dell’alimentazione, nell’ultimo anno si è registrato un aumento della richiesta del 30%. Le restrizioni dovute alla pandemia, l’isolamento sociale protratto, la chiusura delle palestre, le convivenze forzate in famiglia e più in generale il costante confronto con l’imprevedibilità e il senso di impotenza hanno rappresentato degli importanti fattori di rischio sia per chi già soffriva di un disturbo alimentare, sia per chi aveva delle vulnerabilità per svilupparlo.

Spesso non è facile riconoscere l’insorgenza di un disturbo alimentare, un po’ per vergogna, un po’ perché spinti a sottovalutare la gravità e la nocività di alcuni comportamenti, un po’ perché condizionati dall’ideale della magrezza e quindi soggetti a una iniziale valorizzazione di tutti quei comportamenti che portano a una perdita di peso. Tuttavia un intervento tempestivo è uno dei fattori più importanti per una prognosi positiva, soprattutto se parliamo di ragazzi e ragazze molto giovani. I disturbi alimentari infatti tendono a cronicizzarsi, è perciò importante intervenire il prima possibile, fornire aiuto e impedire che si arrivi a un sottopeso grave che impedisce un efficace lavoro psicoterapico e che mette a rischio vita.

Cosa sono i disturbi alimentari?

Secondo il DSM 5, il Manuale di riferimento per i clinici, i disturbi alimentari sono un insieme di disturbi caratterizzati da comportamenti alimentari disfunzionali che hanno come risultato un alterato consumo o assorbimento del cibo e che compromettono significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale.

Questo cosa significa? Che aldilà dell’etichetta diagnostica, bulimia, anoressia, binge eating, i disturbi alimentari hanno in comune un insieme di pensieri, convinzioni, valutazioni che portano ad adottare comportamenti disfunzionali in grado di compromettere in alcuni casi la salute fisica e in generale il benessere psicologico e sociale di chi ne soffre.

Questi modi di pensare a se stessi, al cibo, al corpo possono lavorare indisturbati per molti mesi prima che le loro conseguenze diventino evidenti.

Perchè si sviluppa un disturbo alimentare?

Come tutti i fenomeni complessi non è purtroppo possibile dare una risposta semplice a questa domanda così difficile. Non esiste un unico fattore, un legame causa effetto in grado di spiegare perché insorga un disturbo alimentare. Le cause sono molteplici e per certi versi diverse da persona a persona. È per questo che un passaggio chiave delle psicoterapie per i disturbi alimentari prevede di costruire una formulazione personalizzata del disturbo, ovvero di costruire insieme al paziente una fotografia, una mappa personalizzata del disturbo che ci permetta di capire come mai si sia sviluppato e cosa lo mantenga ancora attivo.

Per spiegare un disturbo alimentare possiamo pensare alla presenza di tre tipologie di fattori:

  1. Fattori predisponenti: possono essere genetici, psicologici e ambientali e sono tutti quei fattori che possono aumentare la vulnerabilità individuale a sviluppare un disturbo e la probabilità che la persona lo manifesti. Tra i fattori psicologici più riconosciuti e trasversali ai diversi disturbi troviamo il perfezionismo e la bassa autostima
  2. Fattori precipitanti: ovvero tutte quelle situazioni o quegli eventi stressanti che scatenano il disturbo. Pensiamo ad esempio alla pandemia, ma anche all’inizio di una dieta, cambiamenti di vita, lutti, episodi di bullismo, fallimento scolastico, difficoltà relazionali, ecc…
  3. Fattori di mantenimento: tutti quei fattori che alimentano il disturbo e impediscono una sua risoluzione, come ad esempio ricorrere alla restrizione o alle abbuffate per regolare emozioni negative e cercare di riprendere il controllo.

Un disturbo alimentare, la sua nascita, il suo decorso e la sua guarigione sono il frutto dell’intreccio tra questi tipi di fattori.

Quali sono i campanelli di allarme per un disturbo alimentare?

Ci sono alcuni indizi che possono aiutarci a comprendere se il nostro rapporto con il cibo inizia ad essere disfunzionale.

  • Dieta, cibo, peso, cucina diventano l’unico argomento di conversazione. Spesso si guardano moltissimi video o programmi tv di cucina, si acquistano libri di ricette e si preparano continuamente nuove pietanze per amici e parenti senza però assaggiarne nessuna.
  • Si tende ad eliminare progressivamente intere categorie di alimenti, principalmente quelli ritenuti non sani o troppo grassi.
  • Le situazioni sociali in cui è previsto mangiare o bere in compagnia vengono sempre più evitate o comunque affrontate con grande disagio. Sono frequenti bugie, scuse per giustificare l’evitamento di queste situazioni.
  • Aumenta l’impegno sull’attività fisica. Non rispettare il programma di allenamento prestabilito rende nervosi.
  • Anche l’umore ne risente, aumentano ansia, tristezza e irritabilità.
  • La preoccupazione per il cibo e la forma corporea è costante, diventa ossessiva e polarizza tutte le energie e le attenzioni
  • Potrebbe essere presente un forte senso di colpa perché si ritiene di aver mangiato troppo o in modo scorretto.
  • Tendenza a negare la fame e aumento considerevole dei consumi di acqua, soprattutto prima dei pasti
  • Ricorso ad app contacalorie e tendenza a pesarsi frequentemente
  • Disturbi del sonno
  • Dal punto di vista fisico possono presentarsi diversi sintomi, soprattutto nel caso in cui ci sia una significativa perdita di peso. Potrebbe presentarsi un generale affaticamento, stanchezza, mancanza di energia, irregolarità nel ciclo mestruale, tutti sintomi definiti “da digiuno”

Potresti riconoscerti in qualcuno di questi comportamenti o potrebbero farti pensare a qualcuno a cui vuoi bene. Questi segnali non vanno assolutamente sottovalutati, il primo passo è riconoscerli. Solo così potrai iniziare il cammino verso la guarigione, rivolgendoti ad un esperto che saprà indicarti cosa fare.

Guarire da un disturbo alimentare si può, scegli di non lasciare che il cibo controlli la tua vita.

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