LE TUE RELAZIONI TOSSICHE NON SONO UNA TUA COLPA
LE TUE RELAZIONI TOSSICHE NON SONO UNA TUA COLPA
Adoro l’ambivalenza poetica di una cicatrice. Ha due messaggi: qui mi sono fatta male; qui sono guarita.
Louise Maidera
L’aumentare della consapevolezza riguardo la disfunzionalità delle nostre relazioni è, in parte, connesso ad un aumento della sofferenza. Questo avviene perché molto spesso tendiamo a colpevolizzarci per ciò che è avvenuto, per il fatto di ritrovarci ciclicamente incastrat* in relazioni diverse, ma che seguono lo stesso copione, per non essere riuscit* a sottrarci a determinate dinamiche, per ritrovarci ancora sol*, per non essere in grado di stabilire e mantenere relazioni sane, positive per noi.
Questo processo è amplificato dal confronto con le altre persone, che, ai nostri occhi, appaiono più ” competenti” da un punto di vista relazionale. Se prima le consideravamo più fortunate, ora ci sembrano più mature, più capaci, più.
Inoltre, non di rado, parlare con gli altri conferma questa nostra ipotesi, in quanto riceviamo giudizi (o diveniamo ipersensibili, poiché il giudizio è già dentro di noi):
- Avresti dovuto…
- Devi volerti più bene
- Devi imparare ad amarti
- Ma non è che ci cascherai ancora?
E così via…
Tutto questo instaura e mantiene un circolo vizioso: l’autocritica è il fattore transdiagnostico più presente in tutte le forme di sofferenza psicologica. Cosa significa? Che essere fortemente autocritici predispone a disturbi psicologici, di qualsiasi tipo. E, all’aumentare della sofferenza, siamo meno in grado di prenderci cura di noi. E questo ci espone, nuovamente, a relazioni tossiche.
Ecco perché è necessario imparare a riconoscere e a mettere in discussione quella voce invadente che continua a ripeterci che è tutta colpa nostra, che non siamo “abbastanza”, che avremmo dovuto/potuto (…). Per poter fare più spazio alla nostra parte ferita, che ha bisogno di essere accudita, aiutata a risollevarsi e accompagnata verso modalità più sane di relazione.
Perché non è colpa tua
Perché, come abbiamo spiegato approfonditamente qui , quando ci troviamo di fronte alla scelta di un partner e del nostro modo di stare in relazione con lui/lei, non siamo di fronte a una pagina bianca in cui possiamo scrivere ciò che ci pare, ma gran parte del copione è già stato scritto, seppur al di sotto della nostra consapevolezza.
Quindi no, non è colpa tua se ti trovi ad essere puntualmente attratt* da persone con modalità relazionali che, nel lungo periodo, ti fanno soffrire.
Non è colpa tua se non riesci ad interessarti a personalità diverse.
Non è colpa tua se hai idealizzato relazioni in cui sei stat* molto male, e non riesci ad andare avanti.
Non è colpa tua se tendi a dare molto più di ciò che ricevi.
Non è colpa tua se quando incontri qualcuno che ti interessa il tuo cervello ne diventa ossessionato.
Non è colpa tua se, pur essendo diventat* molto più consapevole rispetto ai tuoi meccanismi, non riesci a fare delle cose diverse.
Da colpa a opportunità
La consapevolezza ci permette di vedere il nostro pezzo nel marchingegno congiunto che è una relazione. Dove l’ingranaggio si inceppa a causa di un incastro che coinvolge anche me.
Per poter davvero “aggiustare” il proprio pezzo, in modo da far sì che l’ingranaggio funzioni meglio, è necessario cambiare paradigma.
Abbiamo cercato di spiegare perché parlare di “colpe” non solo non è corretto, ma è anche controproducente, in quanto genera una quantità enorme di sofferenza, che è di ostacolo in un processo di recovery.
Abbiamo bisogno, invece, di connetterci con quella parte piccola, ferita, sofferente, che implora la presenza di un adulto che la veda, la abbracci e la rassicuri. Non di qualcuno che la disprezzi e la accusi per quanto sta male.
Abbiamo bisogno di sviluppare una parte adulta più compassionevole, nel più puro significato della parola. Una parte che senta la nostra sofferenza, che la accolga, che la capisca e che voglia fare qualcosa per farci stare meglio.
Per far sì che questo avvenga, in molti casi, è necessario un percorso di psicoterapia. Dove, in primo luogo, impareremo a guardare alle nostre cicatrici non come qualcosa da nascondere o di cui vergognarci, ma come il luogo in cui siamo guarite, dando vita a nuove e migliori versioni di noi.
Ottimo L articolo su come uscire da una relazione tossica
Sono rimasta folgorata da questo articolo..sembrava scritto su di me. Mi interesserebbe molto sapere se l’autrice è psicologa e pratica, per potreichiederle di fare una terapia con me.