Immagine corporea: quando il disagio passa attraverso il corpo
Di: Marta Ferrari
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Immagine corporea: quando il disagio passa attraverso il corpo
Oggi inizia ufficialmente l’estate e se Capodanno è uguale a buoni propositi, soprattutto rispetto al peso e alla forma fisica, i primi caldi portano con sè la temibile prova costume. Per molte persone anche solo l’idea di doversi esporre rappresenta un problema e una fonte di disagio tali da far vivere l’estate con angoscia e tristezza. Ma perchè?
Cos’è l’immagine corporea?
Definire l’immagine corporea non è compito facile. Non si tratta semplicemente di una fotografia di quello che vediamo riflesso allo specchio. Il DSM-5 (il Manuale di riferimento per la diagnosi dei Disturbi Mentali) la definisce come: “l’idea e l’immagine che costruiamo nella nostra mente sulla forma, la dimensione e la taglia del nostro corpo e i sentimenti che proviamo rispetto a queste caratteristiche e alle singole parti fisiche“. Parliamo quindi di un rapporto, una relazione in continua e costante evoluzione, un’esperienza personale fatta di ricordi, convinzioni, percezioni, pensieri.
Immagine positiva e negativa
E’ semplice capire che in un concetto così complesso possono presentarsi numerosi punti di rottura che incrinano questo rapporto e queste fratture possono avere diverse forme. Potrebbe presentarsi una generalizzata insoddisfazione per l‘aspetto fisico, fino ad arrivare a una percezione distorta dello stesso, oppure potrebbe esserci una valutazione eccessiva dell’importanza della forma e del peso utilizzati come metro di giudizio del proprio valore personale, oppure una consapevolezza ridotta delle proprie sensazioni e dei propri stati interni.
Essere soddisfatti del proprio corpo non significa amarlo incondizionatamente, tutti i giorni, in ogni parte, ma piuttosto accettare il fatto che il nostro corpo è unico e come tale merita di essere quantomeno conosciuto. Accettare il nostro corpo significa anche accettare il fatto che la nostra immagine corporea, o meglio, la soddisfazione nei suoi confronti è mutevole e sicuramente dipende dal contesto e dalle nostre emozioni. Non dobbiamo quindi pretendere da noi stessi di amarci sempre e comunque, perchè altrimenti anche questo amore incondizionato diventa una nuova forma di obbligo e non riuscendoci ci sentiremo nuovamente inadeguati, deboli, sbagliati.
In presenza di un’immagine corporea negativa avremo invece una percezione distorta della forma del corpo che ci porterà a sperimentare sentimenti di vergogna, ansia, inadeguatezza e disagio. A quel punto potrebbe comprensibilmente capitarci di gestire questo disagio in modi disfunzionali: facendo continui confronti con gli altri, eseguendo continui controlli sul nostro corpo pesandoci, misurandoci, ecc.. (body-checking) oppure adottando dei comportamenti alimentari disfunzionali e francamente nocivi (diete ferree e iperattività).
E’ importante sottolineare che questa problematica non riguarda solamente le donne, uomini e donne sono ugualmente colpiti possono però cambiare gli ideali e gli standard di riferimento a cui tentare di adeguarsi.
Quali sono le conseguenze di un’immagine corporea negativa?
Le ricerche ci dicono che un’immagine corporea negativa rappresenta un potente fattore di rischio per lo sviluppo di un disturbo del comportamento alimentare.
Sperimentare un profondo disagio nei confronti del nostro corpo e del nostro aspetto porterà inevitabilmente a conseguenze rispetto a moltissime aree di vita. Non è inusuale infatti tendere a evitare tutte quelle situazioni e quei contesti che implicano un’esposizione del corpo (ad esempio mettersi in costume). Questi evitamenti portano quindi a un graduale ritiro e isolamento da numerose situazioni sociali, che perdono così la loro componente ludica e affettiva. Inoltre, i continui evitamenti non permettono di sperimentarsi, di provare a vivere quell’esperienza così temuta e scoprire che possiamo affrontarla, che tutti gli occhi non sono puntati su di noi, pronti a evidenziare i nostri difetti.
Un’immagine corporea negativa influenzerà anche la nostra autostima. Infatti, quel senso di inadeguatezza ci metterà poco ad espandersi a macchia d’olio sulla nostra persona, anche su aree che non c’entrano nulla con il corpo, il peso e la forma.
Temere lo sguardo dell’altro può portarci anche ad evitare situazioni di intimità, compromettendo fortemente la sessualità. L’intimità verrà vissuta come massima espressione dell’esposizione al giudizio critico e negativo dell’altro. I pensieri continui su questa inadeguatezza impediranno di vivere con spontaneità l’intimità che verrà quindi evitata. Molte persone riferiscono infatti di sperimentare un fenomeno detto Spectatoring: una fissazione sui pensieri e sulle valutazioni negative su di sè durante l’attività sessuale, come se ci si osservasse dall’esterno giudicandosi negativamente per la propria forma e i propri difetti.
giudizio negativo generalizzato
Come affrontare l’immagine corporea negativa?
Come abbiamo già detto, la nostra relazione con il corpo è fatta di percezioni, ricordi e pensieri. E’ importante quindi innanzitutto lavorare su questi pensieri che influenzano negativamente il nostro modo di guardarci. E’ come se avessimo una sorta di occhiali da vista distorti, che ci portano a interpretare la realtà sempre nello stesso modo. Spesso chi ha un’immagine negativa vive costantemente “ascoltando” una radio critica e giudicante dentro la sua testa che non fa altro che ripetergli quanto sia sbagliato e inadeguato. A lungo andare questa radio diventa l’unico modo di pensare e le voci che trasmette sembrano essere l’unica verità.
E’ importante invece cercare di sviluppare curiosità e capacità critica per cercare di cambiare il modo in cui pensiamo al nostro corpo e per scegliere quotidianamente a quali stimoli e a quali contesti esporci.
La curiosità ci permette di cambiare prospettiva: dobbiamo essere grati al nostro corpo perchè è lo strumento che ci permette di avvicinarci ai nostri scopi, realizzare i nostri desideri e soddisfare i nostri bisogni. Senza questo corpo non potremmo muoverci nel mondo e di questo dobbiamo esserne consapevoli.
Quando giudichiamo negativamente il nostro aspetto tendiamo poi a focalizzarci su una singola parte, i nostri occhiali da vista distorti zoomano su quello che non va, amplificando i difetti. Ma noi siamo degli esseri interi e come tali dobbiamo imparare a guardarci, riconoscendoci i nostri punti di forza e i nostri difetti. Può essere utile stilare una lista delle cose che ci piacciono di noi, cercando di astrarre e ricordandoci che siamo più delle singole parti che compongono il nostro corpo.
Una menzione speciale va infine all’utilizzo dei social. E’ opinione comune che l’esposizione a modelli che valorizzano eccessivamente l‘ideale della magrezza come metro di giudizio del valore personale possa aumentare le probabilità di sviluppare un rapporto conflittuale con il corpo. Impariamo quindi ad utilizzare i social media, a sviluppare uno spirito critico e di scelta nei confronti di quelle immagini e di quei modelli che amplificano il nostro disagio. Scegliamo di utilizzare con consapevolezza questo strumento, di manifestare il nostro dissenso e di dedicare il nostro tempo e le nostre energie a modelli che promuovono la costruzione, la proliferazione di quello che siamo e non la distruzione delle parti di noi che sentiamo non conformi.
Proviamo a pensare a quanta energia, quanto tempo avremmo da spendere nel mondo, per noi e per gli altri, se solo spostassimo la nostra attenzione da tutte le nostre preoccupazioni sulla nostra inadeguatezza.
Come saremmo se, solo per un giorno, ci sentissimo abbastanza?