Ansia sociale: il timore del giudizio

Di: Irene Rossi 27/06/2021 nessun commento

Ansia sociale: il timore del giudizio

Valeria a lavoro vive uno stato di forte ansia ed imbarazzo quando si trova in presenza dei suoi colleghi sul posto di lavoro: “Sono in tensione per tutto il tempo, perché in qualsiasi momento potrei essere invitata da un collega a prendere un caffè, oppure ricevere una telefonata di lavoro e dover rispondere di fronte a loro. Così, sono costretta a rifiutare i loro inviti per timore di tremare e far cadere la tazzina del caffè, evito spesso di partecipare a cene o aperitivi di lavoro”.

Valeria racconta che in tali circostanze l’ansia e il timore di essere giudicata “strana” non le permettono da tempo di sostenere una conversazione piacevole. “Non riesco neanche a parlare del tempo che fa, ho paura di balbettare, devo continuamente ripetermi a memoria quello che voglio dire… Ma è faticoso e spesso ci rinuncio”.

Stando al racconto di Valeria, potrebbe soffrire di Disturbo d’Ansia Sociale.

Cos’è il Disturbo d’Ansia Sociale?

Il Disturbo d’Ansia Sociale è caratterizzato da un’intensa paura, accompagnata da una forte attivazione neurovegetativa, di essere giudicati negativamente dagli altri in una situazione d’interazione sociale, come ad esempio parlare in pubblico, trovarsi ad un appuntamento, interagire con altre persone, andare a feste, telefonare a persone sconosciute, o in una situazione detta di performance, come ad esempio mangiare o bere o parlare di fronte ad altri.

A tutti noi ovviamente può essere capitato di sentirci in imbarazzo incontrando persone che non conosciamo o parlando in pubblico, ma di solito questa sensazione è transitoria; se soffrissimo di ansia sociale, invece, proveremmo una forte ansia in maniera invariabile quando esposti ad un contesto sociale temuto, avremmo timore di agire per paura di fare una brutta figura ed essere valutati negativamente dalle altre persone, ma soprattutto temeremmo il giudizio negativo degli altri rispetto alla manifestazione dei sintomi d’ansia che proveremmo durante la nostra prestazione sociale.

Saremmo in grado di riconoscere che la nostra paura è eccessiva in certe circostanze, ma non riusciremmo comunque a farvi fronte e saremmo portati, nel lungo periodo, a mettere in atto dei comportamenti protettivi, di ricerca di sicurezza, come ad esempio evitare il contatto visivo con gli altri o il cercare di imitare qualcun altro, o comportamenti di evitamento delle situazioni in cui valuteremmo di poterci sentire ansiosi. Questo però potrebbe portare delle conseguenze invalidanti per lo svolgimento delle nostre attività quotidiane e lavorative!

Ma facciamo un passo indietro…

Che emozioni proviamo nel Disturbo d’Ansia Sociale?

Innanzitutto, l’ansia, in tutte le sue tipiche manifestazioni sintomatologiche. E temiamo molto quest’ansia, poiché crediamo possa essere di ostacolo allo standard della nostra prestazione sociale. Pensiamo ad esempio che possa interferire negativamente sul controllo dei nostri movimenti, portandoci dunque a tremare e a sentire ed esprimere una forte tensione muscolare, o anche sulla fluidità del linguaggio, portandoci a balbettare e ad utilizzare un tono della voce basso e tremante, o infine sulla memoria, impedendoci di ricordare ciò che dobbiamo e vogliamo dire.

L’ansia entra in gioco sia prima della prestazione sociale (ed in questo caso è definita ansia anticipatoria) che durante questa, fino a scomparire del tutto una volta che la prestazione sia giunta a conclusione.

Anche la vergogna è un’emozione cardine nel Disturbo d’Ansia Sociale.

La proviamo nel momento in cui ci valutiamo inadeguati, arrossendo, e questa valutazione può comparire prima, durante ma soprattutto dopo l’esposizione sociale.

Di riflesso a questa valutazione di inadeguatezza, ci sentiremo deboli, inferiori, stupidi, umiliati, ridicolizzati, declassati; la nostra tendenza sarà quella di nasconderci, di desiderare di essere invisibili, oppure di evitare del tutto la situazione.

Qual è lo scopo principale nel Disturbo d’Ansia Sociale?

Il nostro scopo, per noi importantissimo, è quello di trasmettere una buona impressione agli altri, di dare una buona immagine di noi.

E, poiché questo scopo si accompagna all’autosvalutazione personale, ciò comporta la tendenza ad attribuire a noi stessi e alla nostra inadeguatezza tutti gli insuccessi sociali.

Ma come viene mantenuta l’Ansia Sociale?

  • Focalizzando la nostra attenzione sulle nostre sensazioni somatiche, notandole nei minimi dettagli e facendole così apparire ai nostri occhi come estremamente evidenti per gli altri, e sugli sguardi degli altri, che giudichiamo come critici, giudicanti, umilianti.
  • Ricordando tutti i fallimenti di performances passate, e questo può accadere prima o dopo la situazione sociale temuta.
  • Interpretando le situazioni sociali in termini negativi o minacciosi.
  • Mettendo in atto comportamenti protettivi e di evitamento.
  • Con la metavergogna, ossia la “vergogna di vergognarsi”: temiamo infatti di essere giudicati negativamente dagli altri per il fatto stesso di vergognarci, e di essere dunque giudicati incapaci, inadeguati, inferiori.
  • Rimuginando in seguito alla situazione sociale affrontata, analizzandola nei più piccoli dettagli, alla ricerca di un possibile errore commesso, che ci confermerà dunque l’idea di essere inadeguati e imbranati.

Detto questo… Si può superare l’Ansia Sociale?

Quando l’ansia diventa un ostacolo alla nostra quotidianità, potrebbe essere utile chiedere aiuto e rivolgerci ad un professionista.

Insieme, si potrà lavorare innanzitutto sulla comprensione delle emozioni intense provate che ci causano un forte disagio, quindi ansia e vergogna, per comprenderne la loro utilità e per normalizzarne l’esperienza.

Insieme, si potrà comprendere inoltre come funzioniamo nelle situazioni sociali, quali pensieri ci passano per la mente prima, dopo e durante l’evento, che comportamenti mettiamo in atto, che emozioni proviamo, che aspettative abbiamo su di noi e sugli altri.

Una volta compreso questo, potremmo cominciare a lavorare assieme sui nostri pensieri, per mettere in discussione quelli che ci ostacolano di più e per trovarne di più funzionali, e sui nostri comportamenti o meccanismo cognitivi che mantengono il problema.

L’obiettivo del lavoro è quello di tornare a condurre una normale vita lavorativa o sociale, accettando anche il rischio di fare qualche figuraccia, senza sentirci impacciati e sbagliati, ma esattamente come tutti!

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