OBESITA’: perché prendersene cura?
OBESITA’: perché prendersene cura?
L’obesità rappresenta uno dei principali fattori di rischio per la salute perché associata a patologie importanti come il diabete e le malattie cardiovascolari.
Nonostante rappresenti un problema diffuso nel nostro Paese la sua conoscenza è ancora scarsa.
La stigmatizzazione rispetto al sovrappeso, l’opinione diffusa che rappresenti una mancanza di volontà, di autodeterminazione, di desiderio di migliorarsi e stare bene ha fatto sì che molte persone fatichino ad accedere alle cure per vergogna o senso di colpa.
I pregiudizi sul peso e la scarsa informazione portano le persone ad avere idee sbagliate sulle cause del loro problema e a intraprendere trattamenti non adeguati o peggio, nocivi. A volte poi le persone tendono a farsi delle idee e delle aspettative irrealistiche su quale peso raggiungere, come e entro quanto tempo. Queste aspettative non fanno altro che mantenere attivo il circolo vizioso della frustrazione. Questo capita soprattutto a chi ha una lunga storia di diete nella propria vita e ha provato ripetutamente la frustrazione di raggiungere con molti sacrifici un certo peso e non riuscire a mantenerlo.
Quando si parla di obesità?
Per obesità si intende una condizione di accumulo eccessivo di grasso nel tessuto adiposo. Per orientarsi si utilizza un indice, il BMI (indice di massa corporea), calcolabile dividendo il peso il chilogrammi per il quadrato dell’altezza espressa in metri. Se questo indice è maggiore o uguale a 30 possiamo parlare di una condizione di obesità. Un altro indicatore importante per stimare il rischio per la salute riguarda la distribuzione regionale del tessuto adiposo.
Da cosa è causata?
L’obesità non è un singolo disturbo, ma un gruppo variegato di condizioni che non hanno un’unica causa. Il peso corporeo è determinato dall’interazione tra molteplici fattori: genetici, comportamentali e ambientali. Quindi non è una semplice questione di quanto si mangia! Di conseguenza non è sufficiente agire solamente sulla quantità di alimenti assunti.
Quando intervenire?
Per decenni si è pensato all’obesità come a un problema da risolvere per questioni estetiche. Ma al di là di un problema di accettazione della propria immagine corporea, l’obesità richiede un trattamento perché associata a numerose complicanze mediche che possono incidere moltissimo sulla nostra aspettativa di vita. Gli studi ci confermano che una condizione di obesità aumenta significativamente il rischio di sviluppare alcune malattie: diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari, disturbi del sonno e del respiro, sindrome metabolica.
E dal punto di vista psicologico?
Secondo numerosi studi la maggior parte della sofferenza emotiva e delle problematiche psicologiche connesse all’obesità sarebbero la conseguenza di un ambiente sociale avverso, giudicante e discriminante nei confronti di chi è sovrappeso. Il pregiudizio favorisce lo sviluppo di bassa autostima, immagine corporea negativa, depressione e ansia. Inoltre, circa il 10% delle persone affette da obesità soffre anche di un disturbo della nutrizione, il binge eating disoderd (BED). Questo disturbo è caratterizzato dalla presenza di episodi di alimentazione incontrollata, che vengono utilizzate come strategia di gestione di stati emotivi spiacevoli (ansia, noia, tristezza).
Cosa fare?
Il lavoro che proponiamo in terapia è un percorso di acquisizione di nuove consapevolezze ma anche di nuove abilità e strategie. Questo perché è fondamentale che la persona diventi il terapeuta di se stesso, impari a valutare quelle situazioni che aumentano il rischio di un’alimentazione eccessiva e inconsapevole e abbia a sua disposizione quante più strategie alternative per gestire i momenti di crisi e riappropriarsi di un rapporto sereno e consapevole con il cibo e il proprio corpo.
Non è sufficiente affrontare il problema solo dal punto di vista alimentare perché il nostro rapporto con il peso e il corpo è un rapporto che si costruisce nel tempo ed è determinato da moltissimi fattori.
Spesso però la tendenza è quella di affidarsi a regimi dietetici restrittivi che possono anche portare risultati sorprendenti nel breve termine ma questi risultati non sono mantenibili nel tempo. Il fallimento nella dieta rischia poi di generalizzarsi, portandoci a pensare che siamo strutturalmente incapaci di portare a termine i nostri obiettivi.
È allora importante ricordarsi che spesso il problema non siamo noi, ma piuttosto i nostri obiettivi che sono irrealistici e poco ritagliati sulle nostre esigenze.
Un dato interessante, che forse pochi conoscono è che per prevenire moltissime delle complicanze mediche e psicologiche connesse all’obesità sarebbe sufficiente una riduzione del peso corporeo di circa il 5-10%. Fatalità questa perdita è quella più realisticamente raggiungibile ma soprattutto mantenibile nel lungo termine.
Curioso vero? Non è certo la percentuale che ci si aspetterebbe di perdere quando si inizia una dieta.
Quali obiettivi porsi in un percorso per la perdita di peso?
Prima di tutto è fondamentale rendersi conto che la perdita è solo il primo passo, ma che sarà poi fondamentale lavorare sul mantenimento del peso raggiunto. Per far questo è importante acquisire consapevolezza dei propri modi di pensare, delle proprie convinzioni che ci fanno diventare i peggiori sabotatori di noi stessi. Solo modificando il nostro modo di pensare potremo diventare i nostri migliori alleati nel prenderci cura di noi.