FIOCCHETTO LILLA: COSA SONO I DISTURBI ALIMENTARI?

Di: Marta Ferrari 14/03/2021 nessun commento

FIOCCHETTO LILLA: COSA SONO I DISTURBI ALIMENTARI?

Il 15 marzo 2021 sarà la X Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, giornata dedicata all’informazione e alla sensibilizzazione sul tema del Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA).

Cosa sono i DCA?

Quando parliamo di disturbi alimentari parliamo di comportamenti alimentari o comportamenti finalizzati al controllo del peso che sono disfunzionali, dannosi e che compromettono seriamente la salute fisica e mentale, ma anche il funzionamento psicologico e sociale di chi ne soffre.

Questi disturbi colpiscono soprattutto gli adolescenti, infatti l’età di comparsa del disturbo va dai 12 ai 25 anni, anche se si sta registrando un abbassamento dell’età di insorgenza. Nell’immaginario comune sono disturbi che riguardano solo le ragazze ma così non è, infatti sono sempre di più i casi nel sesso maschile.

Quali sono i disturbi più diffusi?

  • Anoressia nervosa: è caratterizzata da una restrizione nell’assunzione di calorie che porta a un peso corporeo significativamente basso in relazione all’età, allo sviluppo e alla salute, un’intensa paura di ingrassare e un’eccessiva influenza della forma e del peso sui livelli di autostima. Spesso chi è affetto da anoressia percepisce il proprio corpo come ingombrante, inadeguato, sgradevole, immeritevole e ha una distorsione nella visione della propria immagine. La buona riuscita della dieta e il raggiungimento di un peso sempre più basso vengono vissuti come una cartina tornasole del proprio valore.
  • Bulimia: è caratterizzata dalla presenza di abbuffate ricorrenti. Le abbuffate consistono nel consumo di grandi quantità di cibo in un tempo limitato, con la sensazione di perdita di controllo durante l’episodio. Per placare il senso di colpa che segue le abbuffate e per prevenire l’aumento di peso, chi soffre di bulimia ricorre a quelle che vengono definite “condotte di compenso” (vomito, lassativi, diuretici, iperattività). La bulimia non è infatti caratterizzata dal sottopeso, le persone che ne soffrono sono normopeso. Anche in questi casi i livelli di autostima sono molto influenzati dal peso e dalla forma del corpo. Spesso chi soffre di bulimia sperimenta vissuti di grande vergogna rispetto alle proprie condotte alimentari ed è per questo che cerca di compiere le abbuffate di nascosto. Purtroppo spesso i tentativi di “rimediare” alle abbuffate rappresentano i più importanti fattori di mantenimento del disturbo, sommati ad una difficoltà nella gestione e nella regolazione delle proprie emozioni.
  • Binge eating disorder: è un disturbo relativamente “nuovo” ma sempre più diffuso, soprattutto tra gli adulti. Chi ne soffre ha gli stessi episodi di abbuffata di chi soffre di bulimia, ma non mette in atto i comportamenti di compenso, non segue una dieta ferrea e tende a mangiare in modo eccessivo e incontrollato anche al di fuori delle abbuffate. In questi casi abbiamo quindi un sovrappeso spesso evidente.

Negli ultimi anni si stanno poi affacciando disturbi “nuovi” quali l’ortoressia (una sorta di ossessione per il mangiar sano) e la vigoressia (l’ossessione per l’esercizio fisico e il tono muscolare).

Nonostante le specifiche caratteristiche di ogni disturbo, le ricerche ci dimostrano sempre più come esista un nucleo psicopatologico comune ai diversi disturbi, caratterizzato da alcune convinzioni distorte tipiche che riguardano principalmente: il cibo, l’alimentazione, il peso, la forma del corpo e regole alimentari rigide rispetto al cibo.

Questa convinzioni si sposano perfettamente con alcune caratteristiche individuali quali il perfezionismo e il bisogno di controllo.

Pregiudizi sui DCA

Rispetto ai disturbi del comportamento alimentare esistono molti pregiudizi e stereotipi. Spesso questi pregiudizi sono quelli che rendono più difficile l’accesso alle cure e risultano quindi estremamente dannosi. Soprattutto per quanto riguarda l’anoressia nervosa per anni si è puntato il dito sulle famiglie, in particolar modo sulle madri, a lungo colpevolizzate per la condizione delle figlie. Se è vero che l’ambiente in cui cresciamo è in grado di influenzare lo sviluppo o meno di un qualunque disturbo (mentale e non), questo avviene in un modello biopsicosociale, secondo cui a determinare la comparsa di un disturbo sarebbe l’interazione complessa tra fattori biologici, psicologici e sociali. Non esiste quindi nessun rapporto di causa-effetto. Inoltre, se è chiaramente utile e fondamentale analizzare e comprendere quali esperienze e quali stili educativi abbiano concorso nel formare l’immagine che abbiamo di noi stessi, non è sicuramente utile ingaggiarsi in una caccia alle streghe. Altri stereotipi riguardano il fatto che colpisca solo le donne, creando quindi un forte disagio e una forte vergogna in quei ragazzi che sono affetti da questi disturbi, o anche la convinzione che per guarire sia necessaria solamente tanta forza di volontà.

Trattamento dei DCA

Per parlare del trattamento dei DCA, dobbiamo innanzitutto ricordarci che i sintomi di un disturbo alimentare rappresentano sempre dei segnali, l’unico modo che chi ne soffre ha trovato per esprimere il proprio disagio. Il cibo, la sua assunzione o la sua privazione rappresentano dei modi per comunicare un qualcosa che non è possibile esprimere a parole, significati personali e ferite che non riescono a trovare altro spazio.

Ricordiamoci poi che questi disturbi coinvolgono più aree della vita di una persona, dalla salute, al rendimento scolastico/lavorativo, alle relazioni. È per questo che quando siamo di fronte a un disturbo alimentare che, come abbiamo visto, ha delle caratteristiche ben precise, è fondamentale un trattamento multidisciplinare che preveda una stretta collaborazione tra psicoterapeuta, dietologo, psichiatra e medico di base o pediatra. A causa dell’alto rischio di recidiva e cronicizzazione è di estrema importanza cercare di agire tempestivamente.

Non è inoltre inusuale quello che viene definito “viraggio”, ovvero il passaggio da un disturbo alimentare all’altro. Spesso ad esempio chi si è sottoposto per anni a diete ferree e deprivazioni, potrebbe sperimentare un’angosciante perdita di controllo rispetto al cibo che porta a delle abbuffate.

Dal punto di vista psicologico, la terapia ha lo scopo di aiutare le persone a riappropriarsi di schemi di assunzione di cibo regolari in modo da raggiungere un peso salutare (fondamentale per poter continuare la terapia), ma anche di prendere consapevolezza delle proprie convinzioni e abitudini disfunzionali. Durante la terapia si imparano anche delle nuove strategie di gestione dello stress e dei problemi interpersonali, così da utilizzare altri canali comunicativi per il proprio disagio, diversi dai sintomi. Spesso la consapevolezza della malattia e molto scarsa e la paura di affrontare un cambiamento, di abbandonare strade che seppur dolorose sono familiari è altissima e angosciosa. È per questo che una parte del trattamento si focalizza sulla costruzione della motivazione alla cura. Terapeuta e paziente intraprendono insieme un viaggio in cui devono diventare alleati contro la forza della malattia e la sua pervasività, consapevoli di come il cambiamento non sia un processo lineare privo di ostacoli.

La terapia cognitivo-comportamentale ha dimostrato di avere una comprovata efficacia nel trattamento di questi disturbi e si avvale di protocolli e strumenti specifici.

In generale il trattamento può svolgersi a diversi livelli di intensità, a seconda della gravità e della necessità. Normalmente, se possibile, si inizia con un trattamento ambulatoriale, perché è quello che interferisce meno con la vita della persona. Qualora non fosse possibile, deve essere preso in considerazione un trattamento definito intensivo, in day-hospital o residenziale.

Perché il 15 marzo?

La Giornata del Fiocchetto Lilla è nata su iniziativa di un padre, Stefano Tavilla, che nel 2011 perse la figlia Giulia per delle complicanze mediche dovute alla bulimia. Il desiderio di questo padre è quello di trasformare il dolore in un messaggio di speranza, in un filo che unisca, aggreghi, non faccia sentire soli e aumenti l’informazione e la sensibilizzazione sul tema. Ma non solo, l’intento è anche quello di ingrandire la rete di professionisti e Servizi che si occupano di Disturbi Alimentari, con la consapevolezza che queste patologie rendono soli e che da soli non possiamo sconfiggerle.

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