Come si impara a scegliere relazioni sane?

Di: Sylvia Schifano 15/06/2021 nessun commento

Come si impara a scegliere relazioni sane?

Molto spesso ci troviamo di fronte a delle persone che, nel corso della loro vita, hanno intrapreso e chiuso numerose relazioni tossiche.

Nonostante possano aver imparato a riconoscere i primi segnali di una relazione malsana e siano diventati piuttosto espert* ad evitarle, o a chiuderle rapidamente senza rimanerne invischiati, spesso ci pongono una domanda, a cui cercheremo di rispondere:

Perché sono puntualmente attratt* da persone “problematiche”, mentre le altre mi annoiano?

Queste persone riportano, infatti, di sentire una forte attrazione, fisica e mentale, verso persone che si rivelano instabili, discontinue, piuttosto distaccate, poco disponibili emotivamente, ambigue e talvolta maltrattanti.

Quando invece intraprendono una relazione con persone che mostrano caratteristiche diverse, come stabilità, affidabilità, gentilezza, presenza costante, coerenza, etc. riportano di sentirsi poco stimolate nel proseguire la conoscenza, a causa della mancanza di attrazione.

Cosa regola l’attrazione?

Se proviamo a chiedere a chi ci circonda cosa faccia loro provare attrazione nei confronti di qualcuno noteremo sicuramente che riceveremo risposte molto diverse: l’aspetto fisico (forse più comune, ma comunque difficilmente sufficiente), l’estroversione, l’introversione, la simpatia, la pacatezza, l’imprevedibilità, il senso di stabilità, la dolcezza, la riservatezza, e così via. Al variare della nostra personalità veniamo attratti da tipi di personalità diverse tra loro.

Molto spesso capita che non riusciamo nemmeno a definire chiaramente cosa ci faccia sentire attratti da un’altra persona: avviene e basta. L’attrazione, infatti, è regolata da processi che operano al di sotto della consapevolezza e che hanno a che fare con il concetto di familiarità: siamo attratti da ciò che ci è familiare, ci connettiamo con ciò che ci è familiare.

Il primo luogo in cui facciamo esperienza (spesso la più prolungata della nostra vita) di cosa siano amore e intimità, è la nostra famiglia di origine. A livello consapevole possiamo rifiutare delle caratteristiche di questa relazione, ma a livello non razionale, è da quelle caratteristiche che, molto probabilmente, saremo attratti. Quando incontriamo una persona che presenta alcune di queste caratteristiche, il nostro sistema la “fiuta”, sente la familiarità, ci connette. Viceversa, quando incontriamo qualcuno che ha comportamenti opposti (magari gli stessi che diciamo di ricercare), avvertiamo un senso di estraneità e non ci connettiamo.

Attrazione e vuoti relazionali

Le persone che riportano una tendenza ad instaurare e mantenere relazioni tossiche sono spesso persone che, nella loro storia familiare, hanno sviluppato un vuoto emotivo e relazionale. Che, per i più svariati motivi, non si sono sentite sufficientemente viste, amate, supportate nella più importante e più duratura esperienza relazionale: quella con le proprie figure di riferimento, all’interno della famiglia di origine.

A questo vuoto, si può rispondere in diversi modi. C’è chi, in risposta a queste mancanze, sviluppa una vera e propria dipendenza affettiva nelle relazioni successive, ricercando continuamente quella simbiosi che è mancata in passato, faticando a sentirsi complet*, inter*, in assenza di un’altra persona. Al contrario, altre persone, possono rispondere a questo dolore cercando in tutti i modi di proteggersene, mantenendo sempre un’elevata distanza da quel senso di intimità, visto come potenzialmente distruttivo.

Il nucleo è lo stesso, quindi. Ma il modo di reagire ad esso è molto diverso.

Capita spesso che, le persone che condividono lo stesso nucleo di personalità, si sentano attratte tra di loro; l’estrema diversità con cui si reagisce a quel dolore antico, però, può rendere la relazione molto difficile, soprattutto considerando che nessuna delle due parti in gioco possiede in sé le risorse relazionali per rendere l’esperienza di coppia potenzialmente “correttiva”, curativa per quell’antico dolore.

Quindi non potrò mai essere attratt* da relazioni più sane?

Torniamo così alla domanda iniziale, che ci viene posta frequentemente: quindi sono destinat* a vivere sempre relazioni “problematiche”?

Assolutamente no!

Abbiamo detto che l’attrazione che proviamo nei confronti delle altre persone è regolata da come abbiamo imparato a concepire l’amore nei primi anni della nostra vita. Ma, appunto, si tratta di una cosa che abbiamo imparato. Quante volte nella nostra vita abbiamo imparato a fare le cose diversamente da come le facevamo prima?

Il primo punto fondamentale, quindi, è la consapevolezza:è importante diventare consapevoli che quelle “farfalle nello stomaco” possono, in realtà, avere ben poco a che fare con l’amore, ma che possono essere il segnale di un sentimento antico, dell’amore smisurato che abbiamo provato nei confronti delle nostre figure di riferimento, ma anche dei vuoti che abbiamo riscontrato in quelle relazioni.

Allo stesso modo possiamo diventare più consapevoli del fatto che un’apparente “assenza di chimica” iniziale, in realtà, potrebbe nascondere qualcosa per cui possa valere la pena darsi tempo: tempo di conoscere davvero un’altra persona, tempo di imparare a provare sensazioni diverse, capire come ci fanno stare e scoprire se, quell’apparente assenza di attrazione iniziale, non possa nascondere qualcosa che, sul lungo periodo, potrebbe rivelarsi molto più in linea con i nostri bisogni.

Questo concetto viene spesso travisato con l’idea di “doversi accontentare” di amori tiepidi, di persone che non ci piacciono.

Per questo motivo un percorso di psicoterapia, in certi casi, può essere fondamentale per imparare a conoscere i nostri bisogni e i modi in cui le nostre emozioni li segnalano. Perché amare e lasciarsi amare non sono aspetti innati, ma sono abilità che si possono imparare in qualsiasi momento, con il giusto accompagnamento!

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