Cos’è una relazione tossica e come si supera?
Di: Sylvia Schifano
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Cos’è una relazione tossica e come si supera?
Sulle nostre pagine social, negli articoli che pubblichiamo e tra i nostri ambiti di intervento facciamo spesso riferimento al temine “relazioni tossiche”.
Non si tratta di un termine clinico; non esiste alcuno strumento scientifico affidabile che ci permetta di diagnosticare il livello di “tossicità” della relazione che viviamo, nè della presunta “tossicità” del partner.
Esistono invece degli strumenti (ad esempio l’Adult Attachment Interview) per misurare il proprio stile relazionale: in parole povere possiamo individuare se il nostro modo attuale di relazionarci risenta significativamente di esperienze avverse avute nei primi anni di vita, portandoci a mettere in atto delle modalità non propriamente “sane” di relazionarci.
Le relazioni sane
Le relazioni sono un aspetto fondamentale della vita di tutti noi, poiché rispondo a dei nostri bisogni fondamentali di intimità, connessione, vicinanza.
In quanto esseri umani, quindi, abbiamo bisogno di stare in relazione e, quando la relazione è positiva, ci permette di:
- Ricevere e dare supporto
- Condividere i nostri punti di forza e le nostre vulnerabilità
- Condividere esperienze e interessi
- Provare emozioni prevalentemente positive
Questo non significa obbligatoriamente che tutte queste caratteristiche saranno sempre presenti, in ogni momento della relazione; naturalmente possono presentarsi degli eventi di vita avversi che possono, temporaneamente, incidere sulla qualità della relazione o possono nascere dei conflitti, che possono essere affrontati e risolti attraverso una comunicazione in cui ci sentiamo liberi di esprimere i nostri bisogni, le nostre emozioni e che ci permettono di raggiungere una mediazione.
Per capire se la relazione che stiamo vivendo può essere definita “sana” o meno, quindi, talvolta, occorre porsi una domanda semplice ma molto significativa:
Questa relazione mi da più di quanto mi toglie?
Vi è reciprocità?
Le relazioni tossiche
Quando stiamo vivendo una relazione tossica le cose sono molto diverse: accade spesso che, dopo una fase di idillio in cui abbiamo sperimentato emozioni positive molto intense, la situazione cambi radicalmente e la ci rendiamo conto, più o meno rapidamente, che i nostri bisogni di connessione, vicinanza e intimità restano profondamente insoddisfatti.
Le emozioni più frequentemente sperimentate sono tristezza, solitudine, ansia, rabbia, senso di impotenza.
I conflitti tendono a ripetersi ciclicamente, spesso sulle stesse tematiche, e al posto di una libera espressione dei propri bisogni ed una successiva mediazione, ci troviamo di fronte a continue svalutazioni, esplosioni di rabbia, silenzi, comportamenti punitivi, maltrattamenti che possono persino sfociare in comportamenti violenti.
Spesso la relazione ha un andamento ciclico e intermittente, in cui a seguito di un’elevata conflittualità, si ha l’impressione di aver ritrovato l’equilibrio precedente: l’incanto, però, è destinato a rompersi nuovamente, e lasciare spazio ai problemi non risolti. E la ruota continua a girare.
Una caratteristica molto comune è che le persone coinvolte in questo genere di relazioni provano una grandissima fatica all’idea di chiuderle e, di fatto, si rimane incastrati in una rete che si imbriglia sempre di più, fatta di stati d’animo molto intensi ed estremamente negativi.
Ecco perché le chiamiamo relazioni tossiche: incidono fortemente sul nostro stato di benessere, spesso riducendolo ai minimi termini.
Perché?
Perché oltre a tutte le emozioni negative che sperimentiamo nella relazione, tendono ad intaccare anche gli ambiti che prima ci davano gioia e serenità.
Le persone intorno a noi spesso faticano a capire cosa ci sta accadendo e perché non prendiamo una posizione diversa nei confronti della relazione: questo ci fa sentire incompresi e ci porta a chiuderci in noi stessi ed isolarci.
I pensieri negativi che riguardano la relazione tendono, sempre più, ad invadere la nostra vita e molto frequentemente questo ci porta a investire sempre meno in ciò che ci fa stare bene: semplicemente perché non ci fa più stare bene come prima.
La rabbia verso l’altro è direttamente proporzionale alla rabbia verso noi stessi: perché non riusciamo a uscire da questa trappola?
Come se ne esce?
La condizione di sofferenza provocata da questo tipo di relazioni è enorme e spesso non viene risolta dalla “semplice” chiusura della relazione: la prima cosa fondamentale da capire è che la relazione tossica è il risultato di un incastro perfetto tra aspetti problematici di entrambe le parti in gioco. Per questo motivo, anche quando si cerca di chiuderla, molto probabilmente tenderà a riproporsi, con la stessa o con altre persone. Non risolviamo il problema cambiando o “eliminando” l’altro, ma possiamo risolverlo solo prendendoci cura delle nostre parti ferite che ci portano ad instaurare e mantenere relazioni di questo tipo.
Iniziare un percorso di psicoterapia significa, innanzitutto, poter ritrovare uno spazio di ascolto in cui ci si possa sentire compresi e accolti, dopo un lungo tempo in cui, dagli altri o da noi stessi, la nostra esperienza è stata sminuita, giudicata, non capita.
Potremo capire meglio la differenza tra cos’è una relazione sana e cosa non lo è: con l’aiuto del terapeuta riusciremo a definire meglio cos’è un maltrattamento, cosa un abuso, cosa dovremmo aspettarci dalla persona che abbiamo accanto. Sembrano concetti semplici, basilari: ma ricordate cosa dicevamo all’inizio?
Possiamo individuare se il nostro modo attuale di relazionarci risenta significativamente di esperienze avverse avute nei primi anni di vita, portandoci a mettere in atto delle modalità non propriamente “sane” di relazionarci.
Con queste nuove consapevolezze potremo quindi comprendere quali caratteristiche proprie e dell’altro hanno reso tossica la relazione e hanno favorito l’incastro, estendendo la riflessione anche ad altre relazioni significative della propria vita.
Saremo quindi pronti a rifiorire: attraverso la riappropriazione di noi stessi, la ri/scoperta di interessi, passioni, risorse, apprendendo l’ascolto per riconoscere ciò che ci fa stare bene.
Impareremo a coltivare l’amore. L’amor proprio. Quello vero.
Potranno tagliare tutti i fiori, ma non fermeranno mai la primavera.
Pablo Neruda